La (quasi) legge sul caregiver famigliare

Occorre una premessa: in Abruzzo una norma sul caregiver famigliare effettivamente c’è (L.R. 43 del 27 dicembre 2016) e questo è il motivo per cui ne parlo. Tuttavia non solo non è stata finanziata per il 2016, ma è anche di fatto una legge inapplicabile, in quanto mancano le linee guida. Pertanto questo è un servizo che manca in Abruzzo. Detto questo iniziamo a parlare di Caregiver.

Il caregiver famigliare (si legge nell’articolo 1 della proposta di legge nazionale) “è la persona che volontariamente, in modo gratuito e responsabile, si prende cura di una persona non autosufficiente o comunque in condizioni di necessario ausilio di lunga durata, non in grado di prendersi cura di sé.”

Se in altri paesi questa figura (qui tradotta col termine “badante”) è riconosciuta, in Italia la situazione è diversa: manca una a livello nazionale l’opera dei caregiver (c’è un disegno di legge che deve essere definitivamente approvato), mentre alcune regioni si sono dotate, o si stanno dotando di strumenti normativi. In questo l’Emilia Romagna è stata capofila, elaborando una legge che non solo riconosce la figura dal punto di vista giuridico, ma offre a questi anche una serie di servizi a supporto della propria attività.

L’Abruzzo sarebbe potuta diventare una delle poche regioni ad essersi totate di una legge che, almeno apparentemente, non è neanche pessima. Non solo si definisce il caregive come “persona che volontariamente, in modo gratuito e responsabile, si prende cura nell’ambito del Piano Personalizzato di Assistenza (di seguito denominato PPA) di una persona cara e in condizioni di non autosufficienza e non in grado di prendersi cura di sé, che necessita di ausilio di lunga durata e di assistenza continuativa e globale”, ma:

  • ha diritto a un contributo economico;
  • può avere di una formazione specifica sui problemi dell’assistito;
  • può stringere accordi con le compagnie assicurative;
  • può avere una maggior flessibilità oraria qualora ce ne sia bisogno;
  • spuò usufruire di tutta una serie di servizi tesi ad esitare situazioni di stress e burn out.

Qualche somiglianza con la Vita Indipendente e molte differenze.

Similmente ai progetti di Vita Indipendente, nei quali il disabile viene pienamente coinvolto nella definizione del progetto, anche il caregiver lavora a stretto contatto con i servizi socio – sanitari. Le differenze, però, sono notevoli: nella V.I. si tratta di un operatore esperto in problematiche dell’assistito, mentre il caregiver è un famigliare (anche se la legge non esclude che questi, in taluni casi, possa essere un operatore esterno alla famiglia). Secondariamente, non potendo, il disabile, intervenire direttamente nella gestione della propria assistenza, è necessaria un’esplicita autorizzazione (da parte sua o di chi ne tutela gli interessi) per ogni operazione effettuata dal caregiver. In pratica le due leggi non vanno confuse.

Forse l’innovazione maggiore è l’articolo 5, che prevede una rete di sostegno al caregiver stesso di cui fanno parte il responsabile del progetto, il medico di medicina generale, i servizi socio – sanitari o di medicina specialistica, il vicinato (nel caso svolga attività di volontariato).

In ultimo, la regione promuove azioni di informazione e orientamento, anche attraverso l’istituzione di un Caregiver day.

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *