La Vita Indipendente in Toscana

In Toscana la Vita Indipendente è presente su tutto il territorio regionale: introdotta come sperimentazione in 5 zone socio – sanitarie, nel 2012 è stata estesa in tutti 34 i distretti. L’assegno mensile varia da 800 a 1800 euro. Il riferimento normativo più recente è la DGR 1329/2015

L’allegato A definisce le linee d’intervento, e sin dal primo punto (“finalità e obiettivi”) è evidente la filosofia sottesa alla VI; infatti una frase, più di altre, è particolarmente indicativa:

Ciò che differenzia l’intervento di Vita Indipendente da altre azioni più di carattere assistenziale, si concretizza soprattutto nella modificazione del ruolo svolto dalla persona con disabilità che abbandona la posizione di “oggetto di cura” per diventare “soggetto attivo” che si autodetermina.

E prosegue dicendo:

Gli interventi, personalizzati e finalizzati alle necessità individuali, si configurano come prestazioni che consentono alla persona con disabilità di condurre una vita in condizioni di autonomia al pari degli altri cittadini attraverso misure di sostegno al reddito che favoriscano la crescita della persona, potendo scegliere tra i servizi necessari a migliorare la propria autonomia, finalizzata a specifici percorsi di studio, di formazione e di inserimento sociolavorativo, e assumere autonomamente l’assistente personale attraverso l’individuazione di percorsi scolastici, universitari e formativi orientati all’inclusione lavorativa e sociale.

Gli interventi assistenziali fanno parte di ciò che viene definito Progetto Assistenziale Personalizzato, che non prevede solamente l’erogazione di fondi per l’assistenza indiretta, ma anche l’acquisizione delle tecnologie domotiche necessarie. Teoricamente l’età anagrafica oltre la quale non è possibile usufruire del progetto è il 65° anno. Tuttavia questo è un limite cronologico flessibile: nel caso non vi siano patologie derivanti dall’età, è possibile continuare a usufruire dei progetti. In caso contrario l’Unità di Valutazione Multidimensionale orienterà il soggetto verso altre forme di assistenza.

Come detto, il contributo varia da un minimo di 800 ad un massimo di 1800 euro mensili, e non è retroattivo. I progetti saranno valutati secondo quattro criteri:

  • Gravità, intesa come limitazione dell’autonomia funzionale dell’individuo;
  • Obiettivi degli interventi: percorsi di studio o lavoro, attività di rilevanza sociale, ecc;
  • Risorse assistenziali, tenendo in considerazione eventuali rinunce dell’interessato a servizi in atto;
  • Condizione famigliare, abitativa e ambientale.

Va anche detto che, per quanto riguarda le risorse assistenziali, è facoltà degli enti gestori, come anche dei comuni e delle Asl, integrare le erogazioni con risorse aggiuntive.

Per quanto riguarda l’individuazione degli assistenti, può trattarsi sia di personale privato (con regolare rapporto di lavoro) che di “personale di cooperative sociali o di associazioni accreditate/convenzionate con l’Azienda USL o con l’Amministrazione Comunale, con il quale la persona intrattiene un rapporto contrattuale diretto”. Comunque, in ogni caso, è bene ricordare che il quello assistenziale è un regolare rapporto di lavoro, e gli oneri assicurativi sono a carico del richiedente, che diventa un vero e proprio datore di lavoro.

Dell’importo riconosciuto per la contrattualizzazione dell’assistente personale, andrà presentata una rendicontazione trimestrale dei versamenti contributivi e previdenziali previsti dall’assunzione dell’assistente stesso, con l’aggiunta in copia degli estremi giustificativi di spesa probanti che dovranno essere conservati a casa in originale, a disposizione di eventuali controlli a carico del personale individuato.

In ultimo, vale la pena ricordare l’entità dei fondi stanziati dal 2009, quando da 2 milioni di euro si è passati, nel 2011, a più di 5 milioni, a 7 milioni del 2013 e 9 milioni nel 2016 (questa la cifra dei finanziamenti che sarà erogata anche nel 2019).

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2 commenti

  1. In Toscana sono riusciti a concretizzare l’idale, in pratica. Perché, al di là dei fondi stanziati che possono variare da regione a regione, i 4 criteri adottati dovrebbero essere universali.
    1) Gravità, intesa come limitazione dell’autonomia funzionale dell’individuo;
    2) Obiettivi degli interventi: percorsi di studio o lavoro, attività di rilevanza sociale, ecc;
    3) Risorse assistenziali, tenendo in considerazione eventuali rinunce dell’interessato a servizi in atto;
    4) Condizione famigliare, abitativa e ambientale.

    Complimenti alla regione Toscana.

  2. Valentino Ciccocioppo

    Infatti il mio progetto di confrontare i sistemi regionali per la gestione della VI ancora non è completo, ma da quel che ho visto è uno dei sistemi più avanzati per le regioni del centro Italia. La legge della Regione Marche è troppo recente per trarre conclusioni e altre soluzioni non ho avuto ancora modo di esaminarle. Comunque sí, questi criteri dovrebbero essere adottati a livello nazionale.
    Il mio scopo non è far vedere come sono bravi alcuni o come sono asini gli altri, non mi interessano queste classifiche. Voglio solo fornire materiale per riflettere, al fine di migliorare quello che già c’è.

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