Se parliamo di “non autosufficienza ” cerchiamo di capire bene di cosa si tratta*

La “non autosufficienza” è una situazione patologica diagnosticata che interferisce sull’individuo, limitandone la vita di relazione, sociale e lavorativa. Infatti, la non autosufficienza è l’incapacità di mantenere una vita indipendente e di svolgere le comuni attività quotidiane, a causa della mancanza di energie e dei mezzi necessari per soddisfare le proprie esigenze. La valutazione della non autosuffienza coinvolge molteplici aspetti della vita della persona tra i quali la salute fisica, la salute mentale, la condizione socio-economica e la situazione ambientale. La non autosufficienza implica una modificazione nell’organizzazione della vita ed il sopraggiungere di nuove necessità, sia per chi sta male che per chi si prende cura di lui.

Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) ha redatto documento, “La non autosufficienza in Italia: realtà esistente e prospettive di soluzione” del 2003, si evidenzia la difficoltà di trovare una definizione condivisa di non autosufficienza. In particolare nel documento si sottolinea che “le possibili definizioni di non autosufficienza sono molteplici (inabilità, invalidità, handicap, disabilità, ecc…). Il CNEL ritiene opportuno adottare una definizione di natura funzionale, che fa riferimento alla capacità della persona di svolgere autonomamente o meno le funzioni essenziali della vita quotidiana. Persona non autosufficiente, quindi, è quella che richiede un intervento assistenziale permanente e continuativo, sia nella sfera di vita individuale che di relazione. In base a tale criterio, la persona non autosufficiente è quella che ha bisogno di aiuto, anche in parte, per svolgere attività essenziali (alzarsi da un letto o da una sedia, la varsi, vestirsi, ecc……).”

Nel lavoro “Il Costo e il finanziamento dell’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia” pubblicato dall’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di interesse collettivo (ISVAP),

viene esplicitamente detto che “Lo stato di non autosufficienza di un assistito è individuato dal fatto che la persona ha necessità di aiuto per svolgere le operazioni quotidiane ricorrenti, distinte in quattro categorie: igiene personale, alimentazione, mobilità, faccende domestiche. Sono stai anche qui definiti tre livelli di necessità: rilevante, grave e gravissima. La copertura è estesa anche alle persone bisognose di assistenza per effetto di patologie mentali e psichiche, per le quali vi è necessità di istruzioni e vigilanza nell’espletamento delle operazioni quotidiane ricorrenti”. La definizione utilizzata dall’ISVAP è molto simile a quella tedesca adottata dal CNEL.

Le persone con disabilità sono suddivise in tre gruppi a seconda del livello di gravità della disabilità: “al livello meno grave appartengono i soggetti che abbisognano di assistenza esterna per almeno una volta al giorno per incapacità riferita ad almeno due delle quattro funzioni base della vita quotidiana; al livello intermedio appartengono quei soggetti che necessitano di notevole assistenza per almeno tre volte al giorno, per carenza di due funzioni base della vita quotidiana; al livello più grave si trovano quei soggetti che abbisognano di assistenza continuativa nell’arco dell’intera giornata”.

Dopo la Legge n.328/00 che nell’art 16 prevede l’erogazione di “……prestazioni di aiuto e sostegno domiciliare, anche con benefici di carattere economico, in particolare per le famiglie che assumono compiti di accoglienza, di cura dei disabili fisici, psichici e sensoriali e di altre persone in difficoltà, di minori in affidamento, di anziani;……”, si è ancora di più accesa la discussione su chi fossero realmente le persone non autosufficenti a cui erogare queste prestazioni.

le Regioni hanno previsto alcuni interventi in materia, introducendo contributi per la non autosufficienza in diverse forme:

1) Contributi economici alle famiglie che gestiscono anziani non autosufficienti;

2) Voucher sociosanitari;

3) Fondo per la non autosufficienza (previsto unicamente dalle Province Autonome di

Trento e Bolzano).

Dall’ISTAT del 1999-2000 sulle “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” si rileva che le funzioni essenziali della vita quotidiana comprendono: le Attività della Vita Quotidiana (autonomia nel camminare, nel salire le scale, nel chinarsi, nel coricarsi, nel sedersi, vestirsi, lavarsi, fare il bagno, mangiare), il confinamento a letto, su una sedia (non a rotelle), in casa, e le difficoltà sensoriali (sentire, vedere, parlare). La stima di persone con disabilità ottenuta utilizzando questa definizione è uguale a 6.980 mila persone, pari al 13% della popolazione di sei anni e più che vive in famiglia.

La stima non comprende né i bambini con un’età inferiore ai 6 anni, né le persone che, soffrendo di una qualche forma di disabilità non fisica ma mentale, anche grave, sono tuttavia in grado di svolgere tali attività essenziali. La stima inoltre non include le persone con disabilità residenti in istituto.

A seconda della sfera di autonomia funzionale compromessa, l’ISTAT definisce quattro tipologie di disabilità: confinamento, difficoltà nel movimento, difficoltà nelle funzioni della vita quotidiana, difficoltà nella comunicazione. Per confinamento si intende la costrizione permanente a letto, su una sedia (non a rotelle) o nella propria abitazione per motivi fisici o psichici.

Le persone con difficoltà nel movimento hanno problemi nel camminare (riescono soltanto a fare qualche passo senza aver bisogno di fare soste), non sono in grado di salire e scendere da soli una rampa di scale senza fermarsi, non riescono a chinarsi per raccogliere oggetti da terra.

Le difficoltà nelle funzioni della vita quotidiana (che sono una parte delle ADL) riguardano la completa assenza di autonomia nello svolgimento delle essenziali attività quotidiane o di cura della persona, quali mettersi a letto o sedersi da soli, vestirsi da soli, lavarsi o farsi il bagno o la doccia da soli, mangiare da soli anche tagliandosi il cibo.

Nelle difficoltà della comunicazione sono, infine, comprese le limitazioni nel sentire (non riuscire a seguire una trasmissione televisiva anche alzando il volume e nonostante l’uso di apparecchi acustici), le limitazioni nel vedere (non riconoscere un amico ad un metro di distanza) e le difficoltà nella parola (non essere in grado di parlare senza difficoltà).

(Dati estrapolati da rapporti ISTAT)

* L’articolo è tratto dal sito Bandiera gialla

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *