La Vita Indipendente in Umbria

Da gennaio 2018, per la prima volta in Umbria, saranno attivati oltre 160 progetti per favorire concretamente la vita indipendente, l’autonomia e l’inclusione sociale delle persone con disabilità

così commentava Luca Barberini, assessore regionale alla Salute, Walfare e Coesione sociale, dopo la promulgazione delle Linee Guida per i progetti di Vita Indipendente, presenti in via sperimentale su tutto il territorio regionale.

Con DGR_1079_2017 sono state promulgate le ultime linee guida per il progetto. Esse si ricollegano direttamente, oltre che alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabile (e ovviamente alla legislazione nazionale), al programma ministeriale di azione biennale per l’integrazione e la promozione dei diritti delle persone con disabilità, promulgato nel 2003. Da questo consegue che Vita Indipendente ha un senso più estensivo che non la semplice assistenza indiretta, e questo in linea con la filosofia stessa del movimento.

Per quanto riguarda la sua attuazione, si legge al punto 6 che:

Il progetto per la Vita Indipendente è finalizzato a garantire l’autodeterminazione, la promozione della massima autonomia possibile nelle persone con disabilità utilizzando soluzioni personalizzate definite dal richiedente o da chi, a tali fini, lo rappresenta legalmente ai sensi della normativa vigente.

Tuttavia i limiti cronologici appaio piuttosto restrittivi, sebbene con alcune eccezioni:

  • In casi specifici possono accedere “persone con un’età inferiore ai 18 anni sulla base di circostanziate progettualità che, in linea con i dettami della Convenzione ONU, favoriscano la progressiva autonomia dalle figure genitoriali, l’inclusione e la partecipazione sociale o socio-lavorativa/formativa nell’intento di sostenere il minore nella definizione di un proprio progetto per la Vita Indipendente“;
  • Il limite dei 64 anni può essere superato solo nel caso vi siano in essere precedenti progetti di Vita Indipendente che devono essere conclusi.

I contributi erogati sono: fino al 100% con un ISEE fino a 25.000 euro annui, fino al 60% con un ISEE superiore (ma comunque entro i 35.000 euro). Il punto 10, poi, prevede che non esistano vincoli di consanguineità, né di parentela fino al secondo grado.

Il punto 13 parla di Valutazione delle proposte progettuale, mentre il punto 14 si concentra sul finanziamento dei progetti. La proposta viene valutata secondo le consuete linee che ben conosciamo (individuazione dell’UVM, partecipazione del richiedente, ecc.), e finanziata direttamente dal Comune capofila della zona sociale competente. Per il periodo 2014 – 2020 il tetto massimo è di 18.000 euro l’anno; tuttavia lo stesso punto 13 prevede che, per particolari motivi, regolarmente certificati dall’UVM, questo possa essere integrato di un contributo massimo di 400 euro mensili.

Il contributo viene erogato immediatamente per un 20%, in successive tranches per il restante 80%, e che dovranno essere regolarmente rendicontati (considerando i costi del personale, della locazione, come i servizi di co – housing, e per gli ausili tecnologici necessari alla vita autonoma).

In ultimo, l’assistito è tenuto alla conservazione dei requisiti di residenza e di individuazione nella relativa fascia ISEE per l’intera durata del progetto.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *